L'Italia è un elegante ospizio che si autodistrugge (e ci sta bene così)
Mentre sorseggiamo il nostro aperitivo sui Navigli lamentandoci del governo di turno, l'Italia sta morendo. Non di morte violenta, ma di una morte lenta, elegante, quasi aristocratica. Come quelle antiche famiglie nobili che si estinguono nel loro palazzo decadente, troppo orgogliose per cambiare.
I nostri giovani più brillanti fuggono all'estero, e i bravi genitori italiani, li spingono a farlo: "Vai figlio mio, qui non c'è futuro". Poi ci ritroviamo nelle cene tra amici a vantarci di quanto nostro figlio sia realizzato a Londra, Berlino, Amsterdam. Come se il fallimento del nostro Paese fosse un vanto.
Le corsie dei nostri ospedali si svuotano di medici mentre le sale d'attesa si riempiono di anziani. I laboratori di ricerca diventano luoghi fantasma. Ma ehi, almeno abbiamo i turisti che fotografano il Colosseo!
Il paradosso? Mentre i nostri talenti scappano, non riusciamo nemmeno ad attrarne di nuovi. L'Italia è diventata come quel ristorante una volta stellato che ora vive solo di ricordi e di una cucina mediocre, ma con le foto ingiallite dei tempi d'oro alle pareti.
La verità è che ci siamo trasformati in un gigantesco bed & breakfast con annessa casa di riposo. Un paese-museo dove i giovani fanno da guide turistiche agli stranieri mentre gli anziani si godono la pensione o muoiono nelle case di riposo.
Ma tranquilli, continuiamo pure a sorseggiare il nostro Spritz e a discutere di quanto sia difficile trovare parcheggio in centro. Tanto il problema non siamo noi, è sempre colpa degli altri. Del sistema. Della politica. Del destino cinico e baro.
E intanto il nostro Paese invecchia, si svuota, si spegne, si ripiega su se stesso e diventa irrilevante. Con classe, certo. Con stile. Come solo noi italiani sappiamo fare.
Peggio: vale per tutta l'Europa.
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